“Credo fermamente che ogni donna abbia il diritto di sentirsi a proprio agio con se stessa e col proprio corpo. Nessun intervento come la mastoplastica si rivolge ad una parte cosi delicata ed intimamente connessa alla femminilità. Lo scopo di questa chirurgia è donare o restituire un seno in armonia col proprio corpo.”
– Aumento del seno –
L’intervento di mastoplastica additiva consiste nell’aumento delle dimensioni del seno mediante l’utilizzo di impianti (protesi) di ultima generazione. È in assoluto l’intervento più richiesto e praticato in Italia e nel Mondo per il suo elevato profilo di sicurezza. In mani esperte è infatti un intervento veloce e sicuro, con tempi di recupero molto rapidi sia per quanto riguarda il ritorno alla vita di relazione che quello alla vita lavorativa. Per nulla trascurabile è inoltre l’impatto assolutamente positivo di questo intervento in termini di ritrovata sicurezza ed armonia con se stesse.
Generale o locale con sedazione
60-90 minuti
day surgery
3/4 giorni se lavoro d’ufficio, 7 giorni negli altri casi
20 giorni
È un intervento indicato in quelle pazienti che presentino un seno piccolo dall’età del primo sviluppo oppure in quelle pazienti in cui il seno si sia svuotato a seguito di gravidanze, allattamento o importanti dimagrimenti. Inoltre, la mastoplastica additiva, con opportune tecniche ed accortezze, è indicata nell’ambito di procedure di correzione di malformazioni della mammelle come mammelle tuberose o asimmetrie mammarie.
I risultati dell’intervento sono visibili immediatamente nel primo postoperatorio, ma necessitano di qualche giorno perché si riduca l’edema dell’intervento e di 2-3 mesi per arrivare al risultato definitivo.
Non esistono limiti di età per eseguire questo intervento. È però indicato attendere la maggiore età in modo da aver completato lo sviluppo.
La visita è il momento più importante dell’intero intervento. È il momento in cui i desideri della paziente si incontrano con l’esperienza del chirurgo. È il momento in cui si decidono forma e dimensioni del seno che andremo a creare.
Parola d’ordine: aumentare le dimensioni del seno. Ma con eleganza, armonia, e rispetto per le caratteristiche fisiche della paziente.
Trovo fondamentale la personalizzazione dell’intervento al fine di dare ad ogni paziente un risultato naturale che esaudisca i suoi desideri. Esistono infatti regole molto accurate per decidere le dimensioni delle protesi da utilizzare rispettando le misure del torace. Sarà comunque possibile decidere insieme le dimensioni del seno rispettando tali misure.
In sede di visita mi piace utilizzare delle speciali protesi di prova da inserire all’interno di un reggiseno sportivo per simulare diversi volumi ottenibili. La trovo una procedura semplice ma utilissima, decisamente più efficace di qualsiasi rendering computerizzato.
La parola d’ordine in questo caso è qualità e sicurezza. Utilizzo esclusivamente protesi di aziende leader di settore che costituiscono un riferimento mondiale in termini di qualità, longevità e sicurezza. Esistono infiniti tipi di protesi in commercio, rotonde, anatomiche, lisce o rugose..a loro volta suddivise in moltissime sottocategorie. Le moderne protesi al silicone sono estremamente sicure e hanno superato brillantemente i problemi dai quali erano afflitte nei decenni passati. Sono infatti costituite di un gel altamente coesivo rivestito di un “guscio” di resistentissimo silicone biocompatibile. Non si corre più il rischio, nei rari casi di rottura, di uno spargimento o migrazione di silicone.
Il mio pensiero è che il chirurgo, forte della propria esperienza, abbia il ruolo di aiutare la paziente a decidere quale sia la soluzione migliore per lei. La soluzione che vada incontro ai suoi desideri ed alle esigenze tecniche dell’intervento.
Per semplificare diremo che le protesi anatomiche si utilizzano più spesso nelle pazienti con un seno molto piccolo, dove è fondamentale costruire da zero la forma del seno, dando un maggiore volume al polo inferiore della mammella, raggiungendo una forma più naturale. In questo caso possono utilizzarsi anche delle protesi rotonde se la paziente desidera ottenere un polo superiore della mammella più voluminoso. Le protesi rotonde, tuttavia, si utilizzano maggiormente intervenendo su mammelle che abbiano un volume di partenza maggiore o, nei casi in cui la mastoplastica additiva venga associata al lifting del seno per la presenza di una ptosi mammaria pronunciata, non correggibile con la sola mastoplastica additiva.
Le protesi mammarie possono trovare posizionamento in diversi piani anatomici, a seconda delle caratteristiche fisiche della paziente e del tipo di intervento da eseguire. I piani anatomici sono quello sottoghiandolare, sottofasciale, sottomuscolare totale e dual plane.
Nel posizionamento sottoghiandolare l’impianto viene posizionato al di sotto della ghiandola mammaria, al di sopra del muscolo grande pettorale e della sua fascia propria. Si utilizza questo piano quando la ghiandola mammaria sia già ben rappresentata ed in grado di nascondere la protesi che altrimenti sarebbe visibile e poco naturale. Il posizionamento sottofasciale e sottomuscolare sono meno utilizzati e prevedono rispettivamente un posizionamento sotto la fascia propria del muscolo grande pettorale e sottomuscolare. Il posizionamento più utilizzato è quello dual plane, che prevede un posizionamento misto dell’impianto al di sotto del muscolo grande pettorale (polo superiore) e al di sotto della ghiandola mammaria (polo inferiore). Questo approccio non solo permette di correggere leggeri gradi di ptosi mammaria contestualmente all’aumento del volume, ma riesce a nascondere benissimo la protesi nel polo superiore, conferendo naturalezza ed eleganza.
Esistono diversi tipi di possibili approcci, i più utilizzati sono l’accesso dal solco sottomammario e dall’areola. Personalmente ritengo che, quando possibile, sia preferibile utilizzare l’accesso dal solco sottomammario per evitare complicanze future. Questo accesso garantisce cicatrici praticamente invisibili che si posizioneranno in un solco naturale, inoltre ci consente di non toccare la ghiandola mammaria rispettandola. In questo modo non solo si evita qualsiasi problema per un eventuale futuro allattamento, ma si riduce drasticamente il rischio di infezioni e di conseguenti contratture capsulari.
Quando contestualmente alla mastoplastica additiva la mammella necessiti di un lifting a causa dell’eccesso cutaneo non potremo esimerci invece da eseguire cicatrici “ad ancora” o a “T invertita”, ovvero al solco sottomammario, intorno all’areola e verticale.
Spesso mi chiedono se utilizzo i drenaggi. In realtà è una decisione che preferisco prendere durante l’intervento a seconda della situazione clinica che ho di fronte. Se possibile preferisco sicuramente evitarli, altrimenti vengono rimossi il giorno successivo, alla prima medicazione.
Grazie all’utilizzo di speciali device medicali di assistenza all’introduzione delle protesi è possibile eseguire una mastoplastica additiva con una cicatrice molto ridotta rispetto alla tecnica tradizionale. I vantaggi derivanti dall’uso di questi device non si limitano a ridurre la cicatrice, ma permettono alla protesi di non entrare mai in contatto diretto con la cute dell’incisione di accesso. Questo fa si che la carica batterica sull’impianto sia nulla, riducendo drasticamente il rischio di contrattura capsulare nel futuro.
Prima dell’intervento sarà necessaria l’esecuzione di esami ematici, di un elettrocardiogramma e di un esame di screening mammario da concordare in base all’età della paziente. Inoltre la paziente verrà visitata dal collega Anestesista. Prima dell’intervento deve essere osservato un periodo di digiuno di almeno 8 ore in cui non deve essere assunto né cibo né acqua per esigenze anestesiologiche.
La paziente viene dimessa in giornata.
L’intervento di mastoplastica additiva non è un intervento doloroso, nel primo periodo postoperatorio si utilizzano i normali farmaci antinfiammatori in caso di necessità. È spesso presente per qualche giorno un senso di tensione che è dovuto al normale adattamento dei tessuti alla presenza della protesi.
È necessario indossare per 20-30 giorni un morbido reggiseno sportivo che ha la funzione di proteggere le protesi e di favorire la guarigione.
Consiglio di astenersi dall’attività fisica intensa per almeno 20 giorni.
I controllo programmati sono in prima giornata postoperatoria, 1 settimana, 2 settimane, 1 mese, 6 mesi ed ogni anno.
Come tutti gli interventi chirurgici, anche la mastoplastica additiva è affetta da possibili complicazioni. La prima regola per evitare complicanze è rivolgersi ad uno Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica come il Dott. Matteo Ragoni. Purtroppo in Italia una specializzazione in chirurgia plastica non è richiesta per l’esecuzione di questo intervento.
La seconda regola è recarsi in strutture sanitarie accreditate e di qualità.
Contrattura capsulare: un indurimento delle protesi che può avere diversi gradi di espressione ed è correlato a fattori personali e non. La sua incidenza si riduce lavorando in totale asepsi (no touch technique) e utilizzando particolari gradi di tesaurizzazione delle protesi.
Infezione: complicanza condivisa con qualsiasi intervento chirurgico, ma molto rara se l’intervento viene eseguito in totale asepsi in strutture sanitarie accreditate e se viene eseguita una corretta terapia antibiotica.
Ematomi: complicanza condivisa con qualsiasi intervento chirurgico, molto rara che può necessitare di drenaggio.
Rotazione della protesi: solo per gli impianti anatomici, in questo caso devono essere riposizionati in modo corretto.
Alterazioni sensitive: piccole alterazioni sensitive cutanee che si risolvono in 4-6 mesi anche con l’uso di integratori.
ALCL: negli ultimi anni la comunità scientifica ha evidenziato una associazione tra impianti mammari e questo tipo di patologia maligna del sistema linfatico. La prevalenza è 2.8 casi su 100.000 (0.0028%). Tutti i casi di questa patologia erano legati ad impianti non più in commercio che presentavano una superficie macrotesturizzata non più in produzione. Ad ogni modo si tratta di una patologia facilmente diagnosticabile e curabile con la rimozione degli impianti e della capsula periprotesica.
– Lifting del seno con e senza protesi –
Cosa accade se il seno appare svuotato, cadente, con una importante quantità di pelle in eccesso rispetto al suo reale volume?
Innanzitutto si tratta di una condizione molto comune che si può verificare a seguito di un notevole dimagrimento, di gravidanze, oppure per il solo passare degli anni. Non è raro che alcune pazienti presentino questa condizione anche in giovane età.
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Per capire come poter intervenire in questo caso si deve pensare alla mammella dividendola in “contenuto” e “contenitore”, dove per contenuto si intende il tessuto ghiandolare ed adiposo, responsabili del vero e proprio volume mammario e per contenitore si intende la cute che li contiene.
Si verifica una condizione di ptosi mammaria quando la mammella è molto pesante oppure quando il contenitore è molto più grande di quello che servirebbe a contenere il contenuto. In altre parole avremo pelle in eccesso che genera cedimento del tessuto mammario, un complesso areola-capezzolo orientato verso il basso ed un quadro di importante svuotamento.
Lo scopo di questo intervento è sollevare la mammella rimuovendo la cute in eccesso e, là dove sia necessario o dove la paziente lo desideri, ottenere un aumento di volume utilizzando una protesi.
Assolutamente no. Esiste una manovra semplice, ma allo stesso tempo molto efficace per rispondere a questa domanda. Chiedo sempre alle mie pazienti di sollevare con le proprie mani il loro seno davanti allo specchio, annullando di fatto gli effetti della gravità. Con questa manovra non solo si ha la percezione visiva del reale volume delle mammelle al netto della ptosi, ma si integra questa percezione aggiungendo la sensazione tattile.
La domanda che faccio è la seguente: “saresti soddisfatta del tuo seno se si trovasse in quella posizione?” Se la risposta è si non esiste alcuna necessità di utilizzare una protesi, ma è sufficiente eseguire un lifting del seno senza protesi (mastopessi). In questo intervento eseguo una autoprotesi, ovvero ricolloco il tessuti mammari del polo inferiore a riempire i quadranti superiori svuotati e rimuovo la pelle in eccesso.
Molto spesso però, il tempo, il dimagrimento, le gravidanze agiscono anche riducendo notevolmente il volume mammario, in questo caso la risposta alla mia domanda sarà sicuramente no. La soluzione è associare al lifting del seno l’utilizzo di una protesi mammaria di ultima generazione in modo da restituire il volume perduto (mastopessi additiva).
La realtà è che non esiste una risposta universale a questa domanda. Esistono infinite situazioni cliniche diverse che necessitano di un approccio personalizzato. La risposta corretta è dunque “dipende”. Dipende dal rapporto tra il grado di ptosi della mammella e il volume finale della mammella stessa.
Per semplificare, essenzialmente esistono tre tipi di possibili cicatrici: una piccola cicatrice al solco sottomammario uguale a quella della mastoplastica additiva, periareolare (intorno alla areola), oppure una cicatrice ad “ancora” o a T invertita composta da periareolare, verticale e al solco sottomammario.
Esistono infatti pazienti con un lievissimo grado di ptosi che è possibile correggere semplicemente inserendo una protesi. In questo modo il contenitore, prima dell’intervento in esubero, si adegua al suo contenuto. In questo caso è sufficiente una incisione di 3-4 cm al solco sottomammario.
Più sale il grado di ptosi, più sarà necessario adeguare la cute. Per i gradi di ptosi lieve-moderata sarà sufficiente una cicatrice intorno all’areola, mentre per i gradi di ptosi moderata-severa sarà necessaria una cicatrice a T invertita.
Per fortuna la mammella, come poche altre aree del corpo tende a guerire molto bene lasciando cicatrici molto buone.
Come è facile comprendere quindi, la mastopessi viene progettata in modo personalizzato tenendo conto delle caratteristiche fisiche della paziente e soprattutto dei suoi desideri.
Prima dell’intervento sarà necessaria l’esecuzione di esami ematici, di un elettrocardiogramma e di un esame di screening mammario da concordare in base all’età della paziente. Inoltre la paziente verrà visitata dal collega Anestesista. Prima dell’intervento deve essere osservato un periodo di digiuno di almeno 8 ore in cui non deve essere assunto né cibo né acqua per esigenze anestesiologiche.
La paziente viene dimessa in giornata.
L’intervento di mastopessi non è un intervento doloroso, nel primo periodo postoperatorio si utilizzano i normali farmaci antinfiammatori in caso di necessità.
È necessario indossare per 20-30 giorni un morbido reggiseno sportivo che ha la funzione di proteggere il seno e le protesi (se presenti) e di favorire la guarigione.
Consiglio di astenersi dall’attività fisica intensa per almeno 30 giorni.
I controllo programmati sono in prima giornata postoperatoria, 1 settimana, 2 settimane, 1 mese, 6 mesi ed ogni anno.
Spesso mi chiedono se utilizzo i drenaggi. In realtà è una decisione che preferisco prendere durante l’intervento a seconda della situazione clinica che ho di fronte. Se possibile preferisco sicuramente evitarli, altrimenti vengono rimossi il giorno successivo, alla prima medicazione.
Come tutti gli interventi chirurgici, anche la mastopessi additiva è affetta da possibili complicazioni. La prima regola per evitare complicanze è rivolgersi ad uno Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica come il Dott. Matteo Ragoni. Purtroppo in Italia una specializzazione in chirurgia plastica non è richiesta per l’esecuzione di questo intervento.
La seconda regola è recarsi in strutture sanitarie accreditate e di qualità.
Contrattura capsulare: un indurimento delle protesi che può avere diversi gradi di espressione ed è correlato a fattori personali e non. La sua incidenza si riduce lavorando in totale asepsi e utilizzando particolari gradi di tesaurizzazione delle protesi.
Infezione: complicanza condivisa con qualsiasi intervento chirurgico, ma molto rara se l’intervento viene eseguito in totale asepsi in strutture sanitarie accreditate e se viene eseguita una corretta terapia antibiotica.
Ematomi: complicanza condivisa con qualsiasi intervento chirurgico, molto rara che può necessitare di drenaggio.
Alterazioni sensitive: piccole alterazioni sensitive cutanee che si risolvono in 4-6 mesi anche con l’uso di integratori.
– Mastoplastica riduttiva –
La mastoplastica riduttiva è un intervento indicato per quelle pazienti che presentino un seno molto voluminoso e ptosico. Mammelle eccessivamente voluminose possono comportare una serie di problematiche non solo fisiche, ma anche di natura sociale e psicologica.
Non è raro infatti che compaiano fastidiosi dolori alla schiena a livello cervicale, dorsale e lombare dovuti al peso delle mammelle, inoltre possono comparire dermatiti ricorrenti del solco sottomammario e micosi.
Generale
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Lo scopo della mastoplastica riduttiva è restituire forma, armonia e tono al seno, riducendone le dimensioni e sollevandolo, ovvero riportando il complesso areola-capezzolo in alto, nella posizione corretta. È possibile inoltre correggere eventuali asimmetria di forma e di volume nello stesso intervento.
Non esistono limiti di età per eseguire questo intervento. È però indicato attendere la maggiore età in modo da aver completato lo sviluppo.
La visita è il momento più importante dell’intero intervento. È il momento in cui i desideri della paziente si incontrano con l’esperienza del chirurgo. È il momento in cui si decidono forma e dimensioni del seno che andremo a creare.
Parola d’ordine: rispetto delle caratteristiche fisiche della paziente, in modo da creare un risultato armonico e naturale.
La cicatrice della mastoplastica riduttiva, nella maggior parte dei casi è quella che viene definita cicatrice a T invertita o ad “ancora” e comprende una cicatrice periareolare, una cicatrice verticale e una cicatrice nascosta nel solco sottomammario. Con una adeguata cura post operatoria in pochi mesi si ottengono generalmente cicatrici molto poco visibili.
Prima dell’intervento sarà necessaria l’esecuzione di esami ematici, di un elettrocardiogramma e una mammografia. Inoltre la paziente verrà visitata dal collega Anestesista. Prima dell’intervento deve essere osservato un periodo di digiuno di almeno 8 ore in cui non deve essere assunto né cibo né acqua per esigenze anestesiologiche.
La paziente viene dimessa in giornata. Si consiglia per 2-3 settimane l’utilizzo di un morbido reggiseno contenitivo che aiuta la guarigione e riduce il gonfiore.
L’intervento di mastoplastica additiva non è un intervento doloroso, nel primo periodo postoperatorio si utilizzano i normali farmaci antidolorifici in caso di necessità.
È necessario indossare una medicazione per circa 7 giorni coperta da un morbido reggiseno sportivo da tenere per 3 settimane che ha la funzione di proteggere le mammelle e di favorire la guarigione.
Consiglio di astenersi dall’attività fisica intensa per almeno 20 giorni.
I controllo programmati sono in prima giornata postoperatoria, 1 settimana, 2 settimane, 1 mese, 6 mesi ed ogni anno.
Si, quasi sempre nei casi di grosse riduzioni di volume. Vengono rimossi il giorno successivo, alla prima medicazione.
I risultati dell’intervento sono visibili immediatamente nel primo postoperatorio, di almeno 3 settimane per la risoluzione del gonfiore e di almeno 4-6 mesi per un risultato estetico definitivo.
Come tutti gli interventi chirurgici, anche la mastoplastica additiva è affetta da possibili complicazioni. La prima regola per evitare complicanze è rivolgersi ad uno Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica come il Dott. Matteo Ragoni. Purtroppo in Italia una specializzazione in chirurgia plastica non è richiesta per l’esecuzione di questo intervento.
La seconda regola è recarsi in strutture sanitarie accreditate e di qualità.
Contrattura capsulare: un indurimento delle protesi che può avere diversi gradi di espressione ed è correlato a fattori personali e non. La sua incidenza si riduce lavorando in totale asepsi e utilizzando particolari gradi di tesaurizzazione delle protesi.
Infezione: complicanza condivisa con qualsiasi intervento chirurgico, ma molto rara se l’intervento viene eseguito in totale asepsi in strutture sanitarie accreditate e se viene eseguita una corretta terapia antibiotica.
Ematomi: complicanza condivisa con qualsiasi intervento chirurgico, molto rara che può necessitare di drenaggio.
Alterazioni sensitive: piccole alterazioni sensitive cutanee che si risolvono in 4-6 mesi anche con l’uso di integratori.
Allattamento: è possibile che dopo un intervento di mastoplastica riduttiva, a causa della sezione di alcuni dei dotti galattofori insita nella tecnica, la capacità di allattamento per successive gravidanze sia ridotta.
I numeri del cancro in Italia confermano che il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (30%) è un tumore mammario.
La chirurgia plastica svolge un ruolo chiave nella gestione delle sequele che possono derivare dalla chirurgia oncologica relativa ai tumori della mammella.
Si può intervenire contestualmente al chirurgo oncologo nell’ambito dell’intervento demolitivo oppure, più frequentemente, nelle fasi successive. L’esecuzione di un buon intervento ricostruttivo è di fondamentale importanza per il recupero psicofisico della paziente e per il ritorno ad una normale vita sociale e di relazione.
Si tratta spesso di percorsi piuttosto lunghi che possono necessitare di più step ricostruttivi a seconda del caso clinico e dell’essere stata sottoposta a radioterapia o meno.
Le possibilità ricostruttive sono molte e siamo in grado di garantire un buon risultato sia ai casi più semplici che necessitano di piccole correzioni della sola mammella operata, sia ai casi più complessi che necessitano di ricostruzioni totali utilizzando sia tecniche alloplastiche (protesi mammarie) che autologhe (lembi). In alcuni casi è necessario anche praticare una chirurgia di simmetrizzazione della mammella sana per raggiungere un risultato estetico soddisfacente e naturale.
Si tratta di una condizione che comporta l’aumento di volume della mammella maschile. L’aumento di volume può essere dovuto ad un aumento del tessuto adiposo, ad un aumento del tessuto ghiandolare o ad un aumento di entrambi. È molto importante, in fase di programmazione di questa chirurgia, escludere non opportuni esami ematici che questa condizione si associ a disordini endocrinologici.
Una volta esclusa la causa endocrinologica è fondamentale l’esecuzione di un’ecografia mammaria che ci consente di valutare la natura dei tessuti coinvolti, ovvero la presenza di tessuto ghiandolare ipertrofico oppure soltanto di grasso.
Generale
45-120 minuti
day surgery
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15 giorni negli altri casi
20 giorni
L’intervento risulta indicato ogni qualvolta si abbia un considerevole aumento di volume della mammella maschile che comporti un disagio psicologico od un impedimento fisico alla normale vita sociale e di relazione.
L’intervento di correzione della ginecomastia deve essere eseguito a sviluppo ultimato.
La tecnica chirurgica dipende molto dalla natura del tessuto da correggere.
Nei casi di pseudoginecomastia (presenza di solo tessuto adiposo) di grado lieve moderato, sarà possibile correggere il difetto con un intervento di liposuzione.
Nei casi di ginecomastia vera (presenza di tessuto ghiandolare ipertrofico) di grado lieve o moderato, sarà necessario intervenire rimuovendo la ghiandola in eccesso attraverso un accesso emiperiareolare ovvero praticando una incisione a mezzaluna al margine inferiore dell’areola.
Quando la ginecomastia presenti dimensioni importanti e sia presente allo stesso tempo un importante eccesso di cute sarà necessario un accesso periareolare (con incisione intorno alla areola) oppure intervenire rimuovendo a tutto spessore il tessuto ghiandolare, adiposo e cutaneo attraverso una incisione al margine inferiore del muscolo pettorale. Questo intervento comporta il reinnesto del complesso areola capezzolo.
Prima di eseguire questo intervento è necessario accertarsi della natura del tessuto in eccesso attraverso una ecografia mammaria ed eseguire esami ematici al fine di escludere patologie endocrinologiche associate.
Non si tratta di un intervento doloroso. Il fastidio post operatorio viene gestito con i comuni antidolorifici. È consigliabile indossare una fascia toracica per 3-4 settimane dopo l’intervento chirurgico al fine di supportare la guarigione, di ridurre l’edema dei tessuti, di evitare lo sviluppo di sieromi.
Si tratta di complicanze condivise con qualsiasi intervento chirurgico quali lo sviluppo di un ematoma, lo sviluppo di un sieroma, l’infezione ed il ritardo di guarigione delle ferite.
Le complicanze tuttavia sono piuttosto rare e se si seguono le indicazioni post operatorie.
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